
Acqua piovana per uso agricolo e zootecnico
Nel comparto agricolo ci si divide fra chi ha le aziende agricole allagate, chi è senza acqua per irrigare e coltivare e chi teme di non riuscire a procurarsi le necessarie riserve idriche. Per quest’ultimi è avviata la corsa al recupero dell’acqua piovana ed il nuovo business è la proposta di acquisto di serbatoi, cisterne e contenitori vari.
Il recupero delle acque piovane per uso non potabile, ossia la raccolta delle precipitazioni meteoriche derivanti da precipitazioni naturali è una pratica che richiede importanti considerazioni di carattere tecnico, legislativo ed ambientale, onde evitare di trovarsi poi con molti grattacapi.
Purtroppo, come vedremo di seguito, questi non sono gli unici aspetti da considerare.
Distinzione delle acque meteoriche
Bisogna distinguere le acque meteoriche in:
- acque di prima pioggia ovvero quelle che costituiscono i primi 5 mm di acqua derivanti da una precipitazione atmosferica. Sono considerate contaminate, ma non sono soggette a vincoli o prescrizioni.
- acque di seconda pioggia/acque di dilavamento ovvero quelle derivanti da precipitazioni atmosferiche ma che dilavano le superfici scolanti con cui entrano in contatto e subiscono una qualunque contaminazione con sostanze o materiali inquinanti. Non sono soggette a vincoli o prescrizioni qualora escluse dalle normative regionali sugli scarichi.
- acque meteoriche di scarico ossia quelle acque la cui qualità è stata pregiudicata dall’azione antropica e che pertanto rientrano nella normativa delle acque reflue.
Come e perché l’acqua piovana è contaminata
Occorre innanzitutto dire che l’acqua piovana non è pura, non solo in caso di inosservate modalità di conservazione dopo la raccolta, ma soprattutto perché la pioggia nel suo ripetuto viaggio attraverso l’atmosfera e fino al suolo porta con sé una serie di contaminanti chimici e biologici.
Quindi anche se l’acqua piovana è generalmente considerata una fonte d'acqua pura e sana, che può favorire la crescita e lo stato di salute delle piante essendo priva di cloro e di calcare, in realtà l’acqua piovana è contaminata.
L’acqua piovana è contaminata perché attraversando l'atmosfera raccoglie e rilascia gli inquinanti che derivano da attività di trasporto (traffico veicolare), processi di combustione (riscaldamento), attività industriali ed agricole, come:
- il particolato atmosferico primario e secondario (PM10-PM2,5), metalli pesanti, gas nocivi, prodotti chimici provenienti da processi industriali (fumi), pesticidi, batteri, virus e sostanze biologiche come pollini e spore fungine;
- pulviscolo atmosferico, anidride carbonica e sostanze gassose a cui si rimettono le cosiddette piogge acide;
- pfas (i cosiddetti inquinanti chimici “eterni” perché permangono nell’ambiente e negli organismi) ormai ritrovati anche nelle acque piovane e in ogni angolo del pianeta, anche in zone remote come l’Antartide;
- nitrati e nitriti, solfati, cloruri e diversi altri sali;
- microplastiche e nanoplastiche;
- inquinanti radioattivi derivanti da imprese belliche o dalle centrali nucleari.
Questi inquinanti ricadono a terra, percolano nel suolo contaminando le acque e passando dallo stato liquido a gassoso evaporano ritornando a noi attraverso nuove precipitazioni atmosferiche. Il sacro ciclo dell’acqua si è trasformato in un ciclo dissacratorio.
Gestione delle risorse idriche e rischi connessi
Nell’ambito della gestione delle risorse idriche e dei rischi connessi è quindi la qualità dell’acqua a fare la differenza ed occorre dire che spesso lo spettro della mancanza d’acqua così come il desiderio di ridurre il consumo di acqua potabile a fronte di un risparmio significativo favoriscono situazioni inappropriate e conseguenze dannose per l’ambiente e per la salute anziché favorire un approccio sostenibile.
La qualità dell’acqua riferita all’uso irriguo in agricoltura distingue fra:
- colture agricole da consumare crude
- colture agricole destinate alla trasformazione alimentare (che subiscono processi di cottura o di lavorazione industriale
- colture non destinate al consumo umano (uso animale, pascoli, foraggio, sementi, tappeti erbosi
ma ciò non toglie che le acque piovane e il loro riutilizzo in campo agricolo e zootecnico incidano negativamente sulla crescita e lo sviluppo degli organismi sia vegetali che animali, gravando sulla produttività del suolo e peggiorando la qualità dei prodotti agroalimentari che ne derivano.
I sistemi di filtraggio vantati dagli impianti di recupero dell’acqua piovana eliminano sporcizia e detriti, ma ciò non significa che l’acqua piovana recuperata sia pura.
Quindi lo sfruttamento del fenomeno delle piogge intense per il recupero ed il riuso dell’acqua piovana richiede una valutazione delle conseguenze applicative sia per quanto riguarda le coltivazioni che gli allevamenti. Soprattutto quando si tratta di produzione di alimenti per il consumo umano.
Come aumentare la produttività dell'agricoltura alimentata da acque piovane
Si stima che a livello globale il 60% delle produzioni agricole sia alimentato da acque piovane e che la produzione zootecnica necessiti del 30% circa del fabbisogno complessivo di acqua del settore agricolo.
Tuttavia, non esistono disposizioni specifiche riguardanti l'acqua piovana ad uso irriguo, tranne la normativa tedesca DIN 1989-1-2-3-4 che peraltro non contempla la decontaminazione delle sostanze trasmesse dall’evento atmosferico.
Il reato umanitario dell’inquinamento globale, non può essere contemplato dalle norme. Così la soluzione al male della nostra era, pur se esistente, non trova risposta in quanto ridotto ad una guerra economica. Insomma, il business viene prima di ogni necessità di vita e le norme esistono se producono profitto.
Sono tutte forme di suicidio umanitario.
Qualcuno direbbe, poco importa se abbiamo l’orzo irrigato con acque reflue sintetiche composte da antibiotici in concentrazioni rappresentative, se abbiamo il vino con allarmanti concentrazioni di TFA, se gli inquinanti eterni sono ovunque, anche nell’acqua potabile.
Tanto si vive allo sbaraglio.
Eppure, l’istinto di sopravvivenza insito nell’uomo, rivolto alla propria integrità con finalità evolutiva, tende verso il punto di equilibrio.
Serve un nuovo battesimo, inteso come rinascita, partendo dalla purificazione dell’acqua, simbolo e fondamento di vita.
Non è certo la disinfezione con il cloro la forma che più ci avvicina alla purificazione. Non è nemmeno l’acqua inquinata del Gange entro la quale ogni anno muoiono oltre un milione di persone e persino le vacche sacre.
È salvifico solo ciò che crea la vita, non ciò che la uccide.
La purificazione naturale dell’acqua
Ancora negli anni ’80 la formulazione magnetica del ricercatore Mendini si era dimostrata salvifica per gli organismi vegetali e animali. Fu allora che l’acqua di una porcilaia divenne potabile, gli animali si risollevarono dalle loro malattie, i vegetali dai loro marciumi, non in seguito ad un miracolo ma alla sua tecnologia. Negli anni ’90 io stessa verificai quella proprietà disinquinante e rigenerativa nel trattamento di acque putrefatte, di acque piovane, di acque stagnanti dove la proliferazione di germi e batteri ossia di pericolosi agenti patogeni infettivi è presente.
Ancora una volta fu il senso dell’olfatto a guidarmi, questa volta verso ciò che poi divenne la mia Impresa con la produzione delle formulazioni disinquinanti BioAksxter®.
Con il loro impiego la puzza del letame sparisce dall’ambiente, anche quella dei depuratori, le acque stagnanti si ossigenano. Invece dei marciumi dei prodotti agricoli, solo profumi, aromi e freschezza.
Inoltre, il processo di depurazione trasforma direttamente gli inquinanti a carico di suolo, aria, acqua (composti organici volatili come VOC, PFAS, PFOA) senza inutili cartucce, cabine e filtri e soprattutto senza la disperazione derivante dall’impatto sulla salute pubblica e sull’ambiente.