Agricoltura NATURALE, residuo ZERO. Un’utopia?
Nel vasto panorama dell'agricoltura sostenibile emergono con forza due concetti: l'agricoltura a zero residuo e l'agricoltura naturale. In questo articolo parliamo della produzione di cibo etichettato “residuo zero”, “biologico” e dell’agricoltura “naturale”, discostandoci dalle convinzioni comuni e gettando luce sulla necessità di consapevolizzare consumatori e agricoltori. In particolar modo, ci concentriamo sulla problematica degli inquinanti e come gestirli.
Cos’è l’Agricoltura a Zero Residuo
L'agricoltura a residuo zero rappresenterebbe una prospettiva più sostenibile nella produzione alimentare, mirando a ridurre al minimo i residui chimici nei prodotti agricoli che secondo la normativa del biologico devono essere inferiori o uguali a 0,01 mg/kg. Di legge infatti sono il metodo di coltivazione a fare riferimento e le analisi multiresiduali a convalidare il limite. Diversamente, l'agricoltura a residuo zero si rivela solo un espediente per il mercato (indirizzato al consumatore green che cerca il produttore green) e non è affatto un metodo di coltivazione che esclude l'uso di sostanze chimiche sintetiche. L'agricoltura a residuo zero è un modo per sdoganare l’uso di fitofarmaci e svariati prodotti per l’agricoltura che comunque gravano sulla salute umana e sull’ambiente e che in realtà disorienta ulteriormente il consumatore.
Cos’è l’Agricoltura Naturale
Si dice che l'agricoltura naturale sia un approccio all'agricoltura ispirato alla “saggezza” della natura stessa, teso a promuovere la coltivazione basata su principi naturali, minimizzando l'interferenza umana. Niente potatura, concimazione o aratura, insomma l'agricoltura del non fare. Detto così sembrerebbe più un lasciare allo sbando.
Molti si arrogano il diritto di questa pura utopia, attraverso pratiche, diritti e persino insegnamenti dove naturale si contrappone a industriale, spirito e sentimento ad operato. Dicono che tutto deve procedere secondo natura anche se gran poco conoscono della Natura. Non parliamo poi dei citati territori naturali e incontaminati (più che un’utopia, un inganno) e sorvoliamo sulla fantasia dei microrganismi estratti dalla creta giapponese. Spuntano storie di fondatori quando però sono già morti e si propongono metodi improponibili nel nostro tempo. Come è possibile tirare in ballo la Natura in un mondo super inquinato ed in pieno dominio bellico?
Perché non bisogna confondersi con il Metodo Biologico?
Dunque, Agricoltura a residuo zero e Agricoltura naturale non hanno nulla a che vedere con il metodo di coltivazione biologico, al quale fanno riferimento i prodotti agricoli e agroalimentari vegetali a residuo zero (vedi es. disciplinare tecnico). Bisogna dire però che nemmeno il metodo di coltivazione biologico garantisce un’agricoltura genuina dato che non tiene conto degli 80 anni di inquinanti introdotti nell’ambiente.
La problematica degli inquinanti
Per parlare di Agricoltura Naturale e di Residuo zero è necessario sollevare la problematica degli inquinanti. Serve un'analisi approfondita che miri ad evidenziare l'urgenza di un approccio consapevole e proattivo nella gestione degli inquinanti in agricoltura, focalizzando l’attenzione sulle formulazioni BioAksxter®, soluzioni effettivamente sostenibili perché in grado di preservare l'integrità dell'ambiente e la qualità dei prodotti agricoli. Insomma, di ottenere il vero residuo zero.
Partendo dal postulato del fisico Lavoisier “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” che riguarda anche gli inquinanti agricoli introdotti direttamente (es. trattamenti delle colture con svariati principi attivi) e gli inquinanti agricoli indiretti (es. contaminazioni dell’acqua e dell’aria), è doveroso ricordare gli effetti nocivi delle molecole a circuito aperto che li caratterizzano:
- interazione, dissociazione e ricombinazione di sostanze sempre più pericolose a carico delle matrici ambientali con effetti tossicologici imprevedibili
- modificazione dei processi metabolici degli organismi viventi
- fenomeni di resistenza dei patogeni e nuove malattie
A questo punto, come possiamo coltivare ed essere certi di mangiare frutta e verdura a “Residuo zero”? La risposta è una: bisogna disinquinare.
Attraverso le avanzate formulazioni BioAksxter® è possibile coltivare disinquinando. È possibile chiudere il circuito delle molecole contaminanti immesse nell’ambiente, riportare le colture ed il terreno in equilibrio, eliminando residui chimici ed inquinanti di varia natura dal suolo, dalle piante e dai frutti.
Il vero residuo zero
Tutto ritorna: dalla terra al cielo, dal cielo alla terra, gli inquinanti passano inesorabilmente anche dai nostri piatti. Il naturale ciclo dell’acqua è la strada per la circolazione degli inquinanti e non possiamo credere che i prodotti agricoli biologici ed i cibi biologici in generale ne siano liberi.
L’agricoltura biologica in effetti dovrebbe garantire ciò, così come una filiera controllata non dovrebbe ridursi in diciture tipo residui inferiori del 70% rispetto ai limiti di legge. Insomma, la tecnologia di BioAksxter® non dovrebbe rimanere una occulta contesa fra poteri, ma diventare effettivamente salvaguardia dell’agricoltura, della salute umana e dell’ambiente, motivo per cui è stata creata.
Scelte dei consumatori e sostenibilità agricola
Quando acquistiamo frutta e verdura, è sempre bene distinguere con che metodo è stata coltivata, tuttavia è necessaria maggiore consapevolezza, informazione e richiesta dal basso, ossia ad opera del consumatore stesso, mezzo migliore per accelerare il necessario cambiamento.
Soprattutto gli agricoltori che solitamente hanno come unico interesse quello di vendere i loro prodotti, dovrebbero fare scelte più consapevoli anziché essere complici (o succubi) dell’agroindustria, mostrandosi disposti a non scontrarsi con i loro enormi interessi che fanno del cibo solo una merce da comprare al prezzo più basso possibile, riducendo il mondo a zero anziché a zero residui.