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Inferno o paradiso, tutto sull’antimicrobico-resistenza

Inferno o paradiso, tutto sull’antimicrobico-resistenza

24 gennaio 2024 - Silvana Zambanini

Incominciamo col dire cosa sono gli antimicrobici. Sono farmaci antibiotici, antivirali, antimicotici e antiparassitari usati per prevenire e curare infezioni e malattie degli uomini, degli animali e delle piante.

Durante il periodo di incubazione, all’interno degli organismi si sviluppano agenti microbici (infezione) che si instaurano provocando la malattia. Sia l’organismo umano che quello animale o vegetale sono dotati di un sistema di difesa potenzialmente capace di eliminare il microrganismo patogeno invasore. Potenzialmente, perché qui intervengono molti fattori avversi.

Bisogna dire che ormai ogni criticità, soprattutto in ambito agricolo, va analizzata alla luce della crisi climatica e delle dinamiche ambientali che si stanno sviluppando. Premesso che qualsiasi dinamica inferta da Madre Natura non è controllabile dagli ecoschemi della PAC, vogliamo ora parlare di antimicrobico resistenza.

Antimicrobico resistenza: che cos’è, cosa genera

L’antimicrobico resistenza è un fenomeno naturale di adattamento dei microorganismi patogeni che acquisiscono la capacità di sopravvivere e proliferare, nonostante l'azione distruttiva degli agenti antibatterici, antifungini, antivirali, antiparassitari. Un fenomeno che desta preoccupazione a livello sanitario, ma che si è fatto strada anche in agricoltura per quanto riguarda le coltivazioni e gli allevamenti.

Se nel sistema sanitario questo fenomeno preoccupa non poco, in quanto col tempo renderebbe impossibili le operazioni chirurgiche, le terapie intensive e altre procedure mediche di cura portandoci direttamente alla morte, in agricoltura è ancora più preoccupante perché si traduce in mancanza di cibo, il che ne anticiperebbe il risvolto. Però non se ne parla.

Questo fenomeno naturale di adattamento comporta:

  • la mutazione genetica degli organismi per i quali si impiegano sostanze battericide, fungicide, antiparassitarie, insomma i cosiddetti veleni, agrofarmaci, pesticidi
  • la conseguente inefficacia dei principi attivi fin qui utilizzati
  • la comparsa di nuovi ceppi batterici resistenti a più principi attivi (superbatteri) e col tempo a tutti
  • il ricorso a nuovi prodotti, più costosi e con effetti collaterali più gravi
  • la diffusione della malattia nel suolo e nelle piante sane (nel frattempo servono 9 anni per mettere sul mercato un nuovo principio attivo)
  • gravi complicanze sulla qualità del cibo, sulla capacità nutrizionale e sulla conservabilità dei prodotti agricoli, a danno della salute animale ed umana.

È chiaro che un continuo e massiccio utilizzo di queste sostanze non può migliorare gli equilibri ambientali peraltro già compromessi. Va considerato inoltre che lo squilibrio climatico stesso (es. assenza di temperature tipicamente invernali) si ripercuote sull’innalzamento della soglia di resistenza dei patogeni portando a sua volta ad un maggior uso di insetticidi e antiparassitari. Quella che è stata considerata “La maledizione dell’inverno, l’eterno assente sul Mediterraneo” non è che l’effetto del nostro modo insensato di operare.

Buoni e cattivi, due classi distinte di microrganismi

I microrganismi hanno un ruolo biologico fondamentale: quelli buoni, trasformando la materia organica in inorganica, hanno creato il suolo e reso possibile la vita sul nostro pianeta. Quelli cattivi (patogeni), traendo nutrimento dagli organismi sui quali vivono, la possono distruggere.

Infatti, è dallo sbilanciamento fra questi che insorge un problema epidemiologico.

È fondamentale quindi fare una riflessione in merito all’introduzione dei microrganismi in agricoltura, una pratica che, in seguito alle crescenti problematiche ambientali o semplicemente al fine di migliorare ulteriormente la fertilità dei suoli e le produzioni agricole, si è fatta largo, divenendo però fonte di inoculo di patogeni e di alterazione degli equilibri.
L’introduzione di microrganismi nelle coltivazioni può rivelarsi molto pericolosa, infatti, nel tempo, dopo un apparente miglioramento, l’inoculo si traduce in una fonte di squilibrio, perché non si tratta di un processo naturale, ma di un processo forzato (colture microbiche in laboratorio) che poi diventa incontrollabile.

L’attività microbiologica del suolo, soprattutto nelle aree di agricoltura intensiva o in corrispondenza a dinamiche di forte pressione da parte di parassiti e patogeni, e dove l’inquinamento è maggiore, risente dell’alterazione dell'equilibrio biologico poiché si instaura una sorta di causa-effetto continuo che genera nell’agricoltore la sindrome del criceto, in continua corsa verso l’obiettivo senza potersi mai fermare e senza raggiungerlo.

L’impatto degli antibiotici negli ecosistemi agricoli e naturali

Ci si vanta che in Europa l’utilizzo degli antibiotici nelle colture agricole sia vietato, però si utilizzano i reflui animali che contengono farmaci per uso veterinario (con significativa attività residua) smaltiti come fertilizzanti.
Inoltre, la politica del riutilizzo dei fanghi di depurazione e delle acque reflue urbane nelle colture irrigate, che non ha come scopo quello di proteggere la salute dell’uomo e dell’ambiente, concorre a ciò cui faccio riferimento più sopra con l’espressione “gravi complicanze”, perché la trasmissione agli esseri umani di batteri antibiotico-resistenti attraverso l’alimentazione non è solo un rischio o un’ipotesi. Il gene registra ogni cosa, e il libro della memoria di Madre Natura è ben custodito.

Le conseguenze disastrose per l'umanità in qualche modo sono già state annunciate: gli antibiotici cessano di funzionare, le persone sono esposte a malattie che non possono essere curate, aumentano le morti a causa della resistenza antimicrobica.

L’opera del settore agricolo: la contaminazione di terreni ed acque

L’agricoltura è un settore primario, ma la sua importanza è determinante anche per quanto riguarda i danni inferti all’ambiente.

La contaminazione di terreni ed acque non riguarda solo l’agricoltura intensiva, tutti gli agricoltori sono vittime dell’industria farmaceutica, tutti hanno utilizzato fungicidi, insetticidi e diserbanti (ormoni e antibiotici in ambito agro-zootecnico) e solo da poco, come dei reduci dal campo di battaglia incominciano a chiedere aiuto, per salvare i propri terreni, le proprie colture e… sé stessi.

Quando ci chiedono se usando BioAksxter® è possibile evitare gli agrofarmaci e se è tutto vero quello che diciamo, capisco subito che quell’agricoltore non è libero, ma è ancora in mano di qualcuno che ci vede come una minaccia anziché come una soluzione. E quel qualcuno di solito ed in qualche modo è a libro paga delle multinazionali.

Da quando ci siamo affacciati sul mercato non abbiamo mai fatto guerra a nessuno (quella la fanno a noi) ma abbiamo sempre proposto di disinquinare per eliminare le problematiche dell’agricoltura moderna.
Siccome sono trascorsi 22 anni dal nostro avvento, ma anche dalle direttive silenziose che hanno distrutto l’ambiente, adesso si ringrazi chi ha trasformato il paradiso in un inferno.

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