Suolo, acqua ed effetto farfalla
L’ effetto farfalla, pilastro fondamentale della teoria del caos, descrive le possibili conseguenze a catena che un evento, apparentemente insignificante, può produrre anche a distanza remota. Secondo questa teoria nei sistemi complessi (come il clima o lo stesso ecosistema globale), caratterizzati da migliaia di variabili, non è semplice determinare le dinamiche che possono instaurarsi a seguito del verificarsi (o non verificarsi) di eventi più o meno rilevanti e rilevabili.
Suolo, acqua, foreste, esseri viventi (la biosfera insomma) sono componenti di un sistema complesso. Tutti interagenti ed interdipendenti secondo il proprio ruolo e funzione ecobiologica. Il punto è che una parte di questa biosfera (l’uomo), che rappresenta solo una piccola fetta di essa in termini di biomassa, incide pesantemente sui flussi energetici che regolano la vita dell’intero ecosistema.
L’azione dell’uomo è rappresentabile come un incessante e perenne battito di ali che, come la nostra farfalla, consapevolmente o meno, determina ripercussioni e reazioni a breve ed a lunga distanza, a breve ed a lungo termine sull’intero sistema.
Effetto farfalla: cosa succede quando l’uomo “batte le ali”?
Andiamo con ordine, partiamo della condizione del suolo.
Il suolo utilizzabile a fini di alimentazione umana è solo una porzione limitata delle terre emerse (secondo alcune stime il 20-25%). Si tratta, in sostanza, di una sottile pellicola (da 20 a 100 cm ca.) di substrato utile che serve e servirà a sfamare una popolazione mondiale che potrebbe raggiungere i 9-10 miliardi di individui nel 2050.
Gestione della risorsa suolo
Il vero problema è la gestione della risorsa suolo; ciò che dovrebbe rappresentare il vero capitale dell’umanità è, spesso, sfruttato e sprecato. Infatti l’uso di tecniche e mezzi inappropriati (agricoltura industriale e uso indiscriminato di chimica sintetica) comporta il progressivo impoverimento dei terreni agricoli. I cambiamenti climatici fanno il resto; il risultato è che le aree desertiche e sterili avanzano.
Ogni anno circa 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile vengono perdute (fonte ONU) per fenomeni di erosione e desertificazione. Tale fenomeno è dovuto soprattutto alla pressione umana ed è fortemente connesso alla cattiva gestione dei terreni stessi, alla distruzione delle foreste e degli altri habitat naturali, alla modificazione dei cicli idrici. Tutti elementi che, a loro volta, incidono negativamente sul clima globale; il classico cane che si morde la coda.
Gestione delle risorse idriche
A livello globale, l’irrigazione delle colture utilizza circa il 70% dell’acqua sottratta a fiumi, laghi e falde acquifere e si ritiene che, dato l’incremento del fabbisogno di cibo dei prossimi anni, la richiesta di questo prezioso liquido continuerà a crescere di un ulteriore 55% entro il 2050 (fonte ONU).
Pur essendo la Terra un pianeta ricco di acque, solo l’1% di esse è dolce. I più grandi serbatoi di acqua dolce del globo sono strettamente connessi ai maggiori ecosistemi forestali come, ad esempio, la foresta amazzonica che con i suoi 100.000 km di fiumi custodisce e rigenera quasi il 20% dell’acqua dolce che si riversa nei nostri mari.
Foreste, fiumi, oceani, sono ecosistemi strettamente connessi: le foreste producono, raccolgono, alimentano il prezioso liquido così come l’acqua dà vita alle foreste e ne mantiene nel tempo i delicati equilibri ecodinamici.
Senza acqua non ci sarebbero molte grandi foreste, senza foreste non ci sarebbe molta della disponibilità di acqua utile alla vita. Si deve, inoltre, considerare che i “servizi ambientali” prodotti dalle foreste (uno fra tutti: le precipitazioni) hanno effetti anche a grandissima distanza.
Effetti della deforestazione
Uno studio realizzato dall’università di Princeton mette in correlazione la deforestazione in Amazzonia con i fenomeni di siccità ed incendi in California, mentre altre ricerche condotte dalla NASA, indicano come la deforestazione dell’Amazzonia produca effetti negativi sulle piogge in Nord America e nel resto del pianeta.
Si tratta quindi di sottili anelli di una lunga e delicata catena che, se spezzata, produce ripercussioni ad effetto domino sia su scala locale (alluvioni, sbalzi termici, etc.) sia su scala globale (cambiamenti climatici). La farfalla non si smentisce!
Qualità dell’acqua
Il vero problema dell’acqua però, è la sua qualità: metalli pesanti, composti azotati, pesticidi, con la loro continua immissione di origine antropica giungono, per dilavamento e percolazione, alle falde acquifere, fiumi e mari.
Queste sostanze, per la loro complessa struttura chimica, vengono difficilmente aggredite dagli organismi biodegradatori in composti più semplici e meno nocivi; data quindi la loro persistenza alterano fortemente le caratteristiche fisiche e biologiche dell’acqua, comportando eutrofizzazione e provocando la scomparsa della flora acquatica utile, del plancton e, con essi, dei componenti di tutta la piramide trofica.
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Avere la semplice consapevolezza di quanto suddetto sarebbe già tantissimo. Il problema è che, per miopia ed interesse, non si interviene agli opportuni livelli (governi, organismi internazionali ma anche grandi multinazionali). E ciò comporta, a livello politico, gravi mancanze in termini di pianificazione strategica e ambientale con relativa carenza di investimenti mirati.
Si innescano di conseguenza problematiche relative alla capacità di programmazione e di definizione delle priorità ambientali in campo agricolo volte a garantire la sicurezza alimentare futura e la conservazione delle risorse naturali. La conseguenza è che, laddove servirebbe effettivamente intervenire, non si fa nulla come, ad esempio, non si agisce sull’emergenza disinquinamento e sulla bonifica dei terreni contaminati da scorie e sostanze nocive.
Spesso, inoltre, vengono impegnate ingenti risorse economiche per la ricerca su nuovi principi attivi da impiegare in agricoltura o per la sperimentazione di prodotti chimici frutto di una ricerca sempre troppo lenta rispetto alla mutazione degli organismi patogeni, i quali innalzando la propria soglia di resistenza si rendono rapidamente immuni anche nei confronti dei fitofarmaci più recenti.
Bonificare terreni e acqua
La disamina che abbiamo affrontato e gli elementi sopracitati ci ricordano l’urgenza, sempre più pressante, di intervenire per preservare le grandi risorse naturali (suolo e acqua in primis) con lo scopo di sostenere le nostre esigenze alimentari. L’inquinamento tocca tutti i livelli dell’agroecosistema e coltivare con mezzi a basso impatto non è più sufficiente; bisogna andare oltre!
Non vi sarà agricoltura senza disinquinamento, proprio per questo la tecnologia adatta ad affrontare e riparare tali danni è già a disposizione di tutti: BioAksxter®!
Semplicemente aggiunto nelle usuali pratiche di coltivazione è in grado di bonificare terreni ed acque eliminando i residui chimici e le sostanze nocive immesse nell’ambiente, che diversamente rimarrebbero a carico dei prodotti agricoli.
La rivitalizzazione del terreno ed il riequilibrio delle funzioni vitali dei vegetali comportano, anche nelle situazioni ambientali più compromesse, l’incremento delle performance produttive: più resa, più qualità e gestione ottimizzata per una difesa fitosanitaria più semplice.
Dunque, massima soddisfazione per chi impiega BioAksxter® sulle proprie colture, la rigenerazione della biosfera in tutte le sue forme di vita!