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Con BioAksxter® zero residui da fitofarmaci… pensiamoci per tempo!

Con BioAksxter® zero residui da fitofarmaci… pensiamoci per tempo!

25 febbraio 2020 - BioAksxter®

Quello dei residui da fitofarmaci è un problema forte dell’agricoltura moderna. In realtà tale problema c’è sempre stato fin dall’avvento della chimica, ma è solo in questi ultimi anni, causa regole sempre più restrittive, che è diventato di stretta attualità soprattutto per i limiti di legge imposti ai produttori certificati biologici.

Nel caso degli agricoltori biologici anche una minima contaminazione rischia di portare ad un notevole danno economico. Il non poter vendere i propri prodotti agricoli come biologici, determina infatti un notevole danno economico per il produttore.
Anche in alcuni disciplinari relativi all’agricoltura integrata, sono comunque previsti dei limiti molto più bassi rispetto a quelli delle normative nazionali.

Come evitare il problema dei residui chimici da fitofarmaci e dagli altri prodotti impiegati in agricoltura? Cosa possiamo fare?

La soluzione è quella di impiegare BioAksxter®, pensandoci per tempo!

Un po’ di storia: l’origine dei residui chimici

L’avvento della chimica in agricoltura è da far risalire al XIX secolo, grazie al chimico tedesco Justus Von Liebig, il quale propose di apportare elementi sotto forma inorganica.
La fertilizzazione chimica subì da allora uno sviluppo inarrestabile. La fertilizzazione divenne da quel momento sinonimo di concimazione e ci si basò sempre più sull’apporto di elementi minerali di origine esogena, estranea alle colture, dimenticandosi di come in natura avveniva la fertilizzazione.

Verso la fine dell’Ottocento la comparsa di alcune malattie spinse alla ricerca di prodotti chimici utili a combattere le patologie, trovarono larga diffusione anche l’impiego di rame e zolfo. In viticoltura, ad esempio, la diffusione di prodotti rameici per combattere la peronospora avvenne a partire dal 1885, anno in cui fu rilevata la sua efficacia nei vigneti di un agricoltore francese (un certo Millardet). Nel caso dei prodotti rameici in particolare l’impiego continuativo per più di 150 anni hanno portato a forti problemi legati all’inquinamento del suolo. In uno studio svolto in Spagna qualche anno fa, la concentrazione di rame nei vigneti si attestava tra 235 e 1438 mg/kg, con un valore medio di 368 mg/kg. Basti pensare che la normativa italiana (D.M. Ambiente 471/1999) prevede un limite di 120 mg/kg s.s. (sostanza secca) nei suoli ad uso verde e residenziale e di 600 mg/kg s.s. per l’uso commerciale e industriale.

Il ‘900 è stato indubbiamente il secolo in cui la chimica in agricoltura ha fatto la parte del leone. Fungicidi, insetticidi, erbicidi: chi più ne ha più ne metta … L’ingresso di molecole sempre nuove ha portato ad una considerevole contaminazione a carico di tutto l’agroecosistema (suolo, piante, aria, acqua).
Tali matrici sono estremamente collegate e l’inquinamento è globale: numerosi residui di pesticidi sono ormai accumulati nel suolo, come ad esempio nitrati e vari principi attivi contenuti nei diserbanti, ma non solo, i quali passano poi nelle acque di falda inquinando l’intera catena alimentare.

Pesticidi-in-acqua.jpg

Ulteriori molecole inquinanti sono quelle degli insetticidi che hanno causato il problema della moria delle api segnalato da tempo dagli apicoltori. Oltre alle minori rese di miele vi sono diversi problemi legati all’impollinazione, in quanto in molte colture quest’ultima avviene per via entomofila, ovvero tramite insetti.

Nell’era moderna, l’aumento di produttività in agricoltura ha costretto a prezzi ambientali che stiamo ancora pagando: basti pensare ai pesticidi degli anni ’70 o all’eccesso di composti azotati che hanno irrimediabilmente condannato intere regioni della Terra alla morte chimica. Quella che è stata chiamata “rivoluzione verde” ha portato a nutrire miliardi di essere umani, ma siamo ormai vicinissimi al limite dell’agricoltura moderna, tanto che oggi si tende a ritornare alle coltivazioni del passato, anche come recupero di metodi più naturali.

Prof. Mario Tozzi, estratto da “La rivoluzione dolce

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Fosfiti e pesticidi: un problema di stretta attualità

In questi ultimi anni una forte preoccupazione, in particolare nell’ agricoltura biologica, è data dai cosiddetti fosfiti, sali dell’acido fosforico e fosforoso impiegati in agricoltura come concimi fogliari. Essi presentano anche un’azione secondaria di difesa, come nel caso del fosfito di potassio utilizzato contro la peronospora della vite.

Con riferimento all’agricoltura biologica in particolare bisogna considerare il limite legale dei mezzi tecnici non autorizzati, e non presenti nell’allegato II del Reg. (CE) n.889/2008, nell’ambito del biologico ma impiegabili nel convenzionale, pari a 0,01 mg/kg.

In pratica, al momento della raccolta, non devono essere presenti residui chimici derivanti dall’utilizzo di mezzi tecnici non autorizzati (e tra questi i fosfiti) a carico dei prodotti agricoli, pena la perdita della certificazione. La non possibilità di vendere le proprie produzioni come biologiche determina un importante danno economico, come lamentano gli agricoltori che ci contattano. Anche chi non è certificato biologico può riscontrare problemi dal punto di vista commerciale. Negli ultimi anni nel canale della GDO vengono infatti richieste delle concentrazioni di residui chimici sempre più basse (soprattutto fungicidi ed insetticidi). Oltre a questo, viene spesso richiesta la presenza di un numero di tipologie di residui non superiore a 2-4.

Il problema è molto complesso: nel caso dei fosfiti l’abbattimento richiede dei tempi molto lunghi, ed in caso di contaminazione, non basta interrompere i trattamenti con fitofarmaci contenenti Fosetyl-Al o non utilizzare concimi a base di fosfiti. Oltre alle vecchie contaminazioni non è da escludere l’introduzione di nuovi input. È risaputo che alcuni concimi a base di alghe possono portare all’aumento della concentrazione dei fosfiti nei prodotti agricoli. Ma non solo, anche alcuni fungicidi (es. prodotti rameici) possono contenere delle contaminazioni anche importanti di fosfito e/o Fosetyl-Al, oltre a non dimenticare i problemi legati all’effetto deriva.

È chiara quindi la difficoltà da parte degli agricoltori, soprattutto biologici, nel rispettare i limiti legali imposti dalle normative.

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Eliminare i residui chimici con BioAksxter®: pensiamoci per tempo

Siamo spesso contattati da agricoltori che devono affrontare la problematica residui, a pochi mesi o addirittura a pochi giorni dalla raccolta. Riportare la concentrazione dei residui di pesticidi al di sotto dei limiti legali richiede però di rispettare i tempi biologici di Madre Natura. BioAksxter® infatti accelera i processi naturali di autodepurazione. In tutti i modi bisogna considerare:

  • La concentrazione dei residui chimici da abbattere
  • Il tempo rimanente alla raccolta

In alcune situazioni, infatti, in presenza di un’alta concentrazione di determinati residui chimici si interviene solo in prossimità della raccolta. Però maggiore è la concentrazione di residui da fitofarmaci e minore il tempo rimanente prima della raccolta, maggiore è anche la quantità di BioAksxter® da impiegare. Quando gli agricoltori utilizzano BioAksxter® seguendo correttamente il piano d’intervento, ottengono risultati eccellenti. Intervenire troppo tardi non è mai la migliore strategia!

Approfondisci ABBATTIMENTO DEI FOSFITI

Esiste un’altra possibilità, un’altra strategia? Sì, ed è molto più vantaggiosa, rispetto ad iniziare gli interventi in prossimità della raccolta. Partendo con il piano degli interventi dalla ripresa vegetativa (nel caso dei fruttiferi) oppure in prossimità della semina o del trapianto, per quanto riguarda le colture erbacee, vi sono numerosi vantaggi. Su tutti segnaliamo:

  • Maggior tempo rimanente alla raccolta
  • Minor quantitativo di BioAksxter® da impiegare

Iniziando alla ripresa vegetativa o in fase di preparazione del terreno per quanto riguarda le colture erbacee, è possibile effettuare un maggior numero di trattamenti prima della raccolta garantendo e massimizzando l’azione di disinquinamento durante tutto il ciclo colturale. E’ possibile inoltre impiegare un quantitativo complessivo inferiore di BioAksxter®, con un notevole risparmio economico da parte delle aziende agricole. Si consideri inoltre che la miscibilità di BioAksxter® con tutti i prodotti impiegabili in agricoltura evita la necessità di effettuare ulteriori trattamenti esclusivamente con BioAksxter®.

Approfondisci COME USARE BIOAKSXTER®

BioAksxter-taniche.jpg

I numerosi benefici di BioAksxter®
Oltre all’eliminazione dei residui chimici a carico dei prodotti agricoli non possiamo dimenticare tutti i numerosi altri benefici e vantaggi offerti da BioAksxter®, grazie alla sua azione di riequilibrio:

  • disinquinamento e rivitalizzazione del terreno
  • piante sane ed equilibrate grazie all’aumento delle difese che permette sia una maggior resistenza alle malattie, a stress e shock climatici sia una conseguente semplificazione della difesa fitosanitaria
  • possibilità di svolgere un maggior numero di cicli colturali, riducendo la necessità di rotazioni (per quanto riguarda le colture erbacee)
  • longevità delle colture e rese costanti, nel caso delle colture arboree;
  • eccellente qualità dal punto di vista visivo (es. pezzatura omogenea, colore) ed ottimi parametri chimici ed organolettici
  • eccellente conservabilità e shelf life dei prodotti agricoli

L’agricoltura del XXI secolo deve ormai essere rivolta a tutte quelle tecniche che favoriscono gli equilibri, limitando al massimo strategie di tipo curativo, evitando di agire solamente una volta che un determinato problema si presenti.

L’utilizzo di BioAksxter® è la migliore soluzione per un’agricoltura realmente sostenibile.

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