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Coltivazioni ed espansione colturale di piante esotiche in Italia

Coltivazioni ed espansione colturale di piante esotiche in Italia

24 settembre 2020 - BioAksxter®

Sono classificate piante esotiche o piante tropicali tutte quelle specie originarie dalle zone torride, le zone più calde e umide del pianeta ovvero della fascia più prossima alla latitudine dell’equatore.

Nelle zone di origine queste piante crescono spontanee e vengono coltivate da secoli così come, da secoli, i loro frutti esotici si prestano ad essere consumati freschi oppure utilizzati per cucinare piatti tipici.

Possiamo fare una prima distinzione prettamente geografica tra:

  • Piante tropicali la cui zona di origine è racchiusa tra il tropico del Cancro ed il tropico del Capricorno. I paesi che ne fanno parte sono quindi Africa, Penisola Indiana, Australia, Oceania, Sud della Florida, America meridionale e centrale.
  • Piante sub-tropicali la cui zona di origine è nei paesi che si trovano tra la fascia tropicale e la fascia temperata ovvero tra il tropico del Cancro ed il 37° di latitudine nord nell’emisfero boreale e tra il tropico del Capricorno e i 35° di latitudine sud dell’emisfero australe.

AUMENTA IL CONSUMO DI FRUTTA ESOTICA: per le aziende agricole si aprono nuove opportunità di mercato

Sempre più ricchi e colorati sono i banchi dei fruttivendoli e dei supermercati italiani, sono ormai lontani i tempi in cui si poteva trovare solo ananas, cocco e banane. Che si vada dal fruttivendolo di fiducia o al supermercato vicino casa, le tipologie e le varietà di frutti esotici proposte al cliente sono sempre maggiori.

Negli ultimi anni la richiesta di mercato ha subito un incremento esponenziale ed il consumo di questi prodotti si è moltiplicato. Parlando di valori, stima risalente al 2016, in Italia il commercio di frutta esotica ha mosso circa 650 milioni di euro di cui rispettivamente 75 milioni per ananas, 23 milioni per avocado,22 milioni per mango e 10 milioni per papaya.

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Per esempio, il consumo italiano di avocado è passato dalle 3.600 tonnellate del 2007 alle oltre 13.000 del 2016 (+261%) e solo negli ultimi dodici mesi ha subito un ulteriore crescita di oltre il 45%, mentre quello del mango dalle 4.500 tonnellate del 2007 alle quasi 9.000 del 2016 (+99%) con una crescita nell’ultimo anno pari alla precedente. La vera impennata è stata raggiunta dall’aumento di consumo dell’ananas giallo che nell’ultimo anno ha fatto registrare un +768% rispetto all’anno precedente.

Dati significativi vengono rafforzati in un sondaggio diffuso per l’occasione da Coldiretti-lxé nel quali è emerso che oltre 6 italiani su 10 (ovvero 61% del campione in oggetto) acquisterebbero manghi, avocado e banane italiani se li avessero a disposizione invece di quelli stranieri ed addirittura il 71% degli intervistati sarebbe inoltre disposto a pagare di più per avere la garanzia dell’origine nazionale dei tropicali. Una scelta motivata non solo dal maggiore grado freschezza del prodotto ma anche dal fatto che l’Italia (precisa Coldiretti) è al vertice della sicurezza alimentare.

Valori che senza dubbio hanno allettato gli agricoltori e ne hanno influenzato la scelta di dirigersi verso colture esotiche in Italia.

Le coltivazioni di piante esotiche in Italia e le relative caratteristiche

Avocado

La pianta dell’Avocado, è originaria dell’America centrale. Oggi, i maggiori paesi produttori dei frutti piriformi dalla polpa burrosa e cremosa sono America latina, California, Florida, Israele, Spagna e Italia. Nonostante l’habitat ideale di questa pianta sia quello tropicale, dove raggiunge i 15 metri di altezza, esistono specie che ben si adattano ad essere coltivate nel nostro Paese rimanendo però di dimensioni più contenute. Da annotare la specie messicana che è quella più idonea ai nostri climi, in particolare le varietà Zutano, Bacon e Shephard.

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La pianta di Avocado necessita di un clima caldo, ma tollera temperature basse (non oltre -5°C); sono comunque altamente sconsigliati impianti in zone dove gli inverni possono essere lunghi e freddi o con gelate improvvise, nel qual caso è richiesta la coltivazione in serra.

Con esigenze simili all’agrumeto, l’avocado predilige terreni sciolti e freschi, ottimi i suoli di origine vulcanica, ph neutro o leggermente acido, buona fertilità ed ottimo drenaggio al fine di evitare malattie fungine e marciumi radicali ai quali l’avocado è sensibile. Servono quattro anni per avere i primi frutti.

In Italia l’avocado è coltivato principalmente in Sicilia, dove impianti specializzati sono nati ancora nel 2000, ma anche in Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Lazio e Sardegna.

CRITICITA’ IN ITALIA: sbalzi termici.

L’impiego di BioAksxter®, equilibratore naturale di pianta e terreno, anticipa l’entrata in produzione dei giovani impianti.

Mango

Questa pianta dal frutto ovoidale con polpa carnosa e succosa, di origine indiana, è coltivata in Brasile, Sud Africa, Perù, Venezuela, Costa d’Avorio e altri paesi dell’Africa Occidentale, Israele, Puerto Rico, Italia (Sicilia, Calabria e Puglia).

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Con le sue buone capacità adattative, resiste benissimo alle alte temperature, però il suo limite principale è dato dalla poca tolleranza al freddo causante gravi danni al sistema linfatico.

Il mango vuole terreni a medio impasto e profondi (almeno un metro) che ne permettano un libero sviluppo radicale. Per l’equilibrio della pianta sono fondamentali il buon drenaggio ed il ph leggermente acido. Ha esigenze idriche e di concimazione simili al limone.

CRITICITA’ IN ITALIA: temperature prossime allo zero e sbalzi termici, esposizione al vento.

Papaya

Questa pianta esotica, originaria dell’America Centrale, si coltiva in 70 paesi per il suo frutto prodigioso chiamato in diversi modi: Mamao in Brasile, Capote in Messico, Frutabomba a Cuba e in Spagna, Pawpaw In Nuova Zelanda e in Australia. Estremamente sensibile al freddo, negli ultimi anni è stata introdotta anche in Italia, dove fruttifica da aprile a novembre in serre riscaldate.

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Necessita di piena luce, soffre le posizioni ombreggiate così come l’esposizione al vento. Grossi limiti sono rappresentati dal calo di produzione al quinto/sesto anno di età e dagli elevati costi di produzione che ne richiedono il rimpianto. La coltivazione della papaya è altamente esigente in termini di terreno il quale deve essere ricco di sostanza organica, sciolto e ben drenato per evitare marciumi radicali e del colletto.

CRITICITA’ IN ITALIA: temperature inferiori ai 10°c e sbalzi termici, esposizione al vento, elevati costi di produzione.

L’impiego di BioAksxter® riequilibrando la fauna microrganica rigenera e rivitalizza il terreno. Rinnovata fertilità, capacità di umificazione e struttura ottimizzano lo sviluppo vegetativo ed incrementano la produzione.

Banana

Discordanti sono i pareri sulle origini di questa pianta (Asia o Africa) oggi coltivata in Centro e Sud America, Asia, Africa Tropicale, Filippine. Più recentemente sono nati i primi impianti anche in Sicilia dove dà i migliori risultati se coltivata sotto serra riscaldata in quanto richiede protezione dal vento, clima caldo e umido, temperature stabili a 26-30°C e che non scendano mai sotto i 15-16°C. Queste condizioni unite all’esposizione in pieno sole le permettono di fruttificare da aprile a novembre anche nel nostro Paese.

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Lunga la fase di maturazione in quanto, un casco composto da un centinaio di banane dal peso variabile da 30 a 60 kg, richiede fino a 2 mesi. La pianta può raggiungere i 5 metri di altezza ma, non presentando tessuti legnosi, è classificata come erbacea. Oltre al clima, il banano, ha esigenze precise anche per quanto riguarda il terreno che deve essere ben drenato per evitare asfissie e marciumi radicali, quindi sciolto, possibilmente a medio impasto e ricco di sostanza organica.

Nei paesi d’origine ci sono diverse malattie e parassiti che colpiscono le piantagioni di banano; da noi per il momento i problemi sono minori.

CRITICITA’ IN ITALIA: estremi di temperature (<15-16°c e >38°c), sbalzi termici, esposizione al vento, elevati costi di produzione.

Passiflora o Maracuja

Sono tantissime le specie, tutte originarie dell’America tropicale. Quella che riveste maggior interesse ai fini produttivi è la Passiflora edulis Simson coltivata soprattutto in Brasile, Sud America, Australia. In Italia è coltivata principalmente in Sicilia (il progetto ha mosso i primi passi sette anni fa) dove ben si adatta al clima mite. Restano punti critici basse temperature e gelate.

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Questa specie in particolare è autofertile e l’impollinazione è entomofila. Presenta una fioritura e fruttificazione scalare (i fiori vengono emessi man mano che i tralci si allungano). La coltura è poco longeva, produce già al primo anno, nel secondo ha il picco produttivo e dopo il terzo viene espiantata.

Predilige esposizioni in piena luce, necessita di terreni leggeri e ricchi di sostanza organica, tendenzialmente acidi. Le forme di allevamento sono a spalliera, a pergola e a tendone.

L’avversità più temuta dalla passiflora è il Virus del mosaico, malattia che si manifesta in inverno e primavera con macchie e deformazioni fogliari.

CRITICITA’ IN ITALIA: sbalzi termici e basse temperature.

L’impiego di BioAksxter®, favorisce la resistenza agli stress climatici, come sbalzi termici, siccità, gelate, temperature eccessive, eccessiva umidità, vento, etc. In caso di grandinate consente alla pianta una ottimale cicatrizzazione e la ripresa delle funzioni vegetative.


Litchi

Il Litchi, conosciuto anche come Ciliegio Cinese, è una pianta esotica originaria della Cina Meridionale. E’ molto diffusa in Estremo Oriente, Madagascar, Thailandia, Israele, Sudafrica e Italia dove è coltivata principalmente in Sicilia (il primo impianto risale al 2002), Calabria e Sardegna.

Predilige areali dal clima mite, che presentano inverni freddi soprattutto nelle prime fasi di fioritura, ma privi di gelate alle quali il Litchi è molto sensibile specialmente in giovane età; le estati devono essere calde e umide per agevolare la crescita del frutto. Temperature inferiori ai 15°C possono influire negativamente sull’allegagione.

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Il Litchi necessita di esposizione parzialmente ombreggiata in giovane età ed in pieno sole crescendo, al riparo dal vento che ne è assoluto nemico. Il terreno deve essere a medio impasto, ricco, profondo e ben drenato. La pianta di Litchi è molto esigente in termini di irrigazioni che devono essere abbondanti soprattutto nel periodo estivo e regolari anche durante il periodo invernale se privo di piovosità.

Una piantagione di litchi, realizzata correttamente, rimarrà produttiva per 35/40 anni; nelle zone vocate raggiunge dimensioni di 15-20 metri e la produzione può raggiungere anche i 200qli/ha. In Sicilia difficilmente supera i 6-8 metri ed addirittura l’altezza viene “ridotta” a 3-4 metri per produzioni commerciali.

CRITICITA’ IN ITALIA: sbalzi termici (soprattutto in alcune fasi fenologiche), venti, gelate.

Zapote nero

Chiamato comunemente “albero del cioccolato” è originario del Messico ed è ampliamente diffuso in America Centrale, Florida, Hawaii e Filippine. Il Black Sapote è una pianta esotica molto simile al Kaki al quale assomiglia anche nelle tecniche di coltivazione.

I frutti presentano una buccia verde oliva, mentre internamente la polpa ha colore e consistenza del budino al cioccolato. Come quasi tutte le piante esotiche predilige un clima piuttosto caldo e riparato dal vento; si adatta facilmente ad ogni tipo di terreno ma dà il meglio se questo è ben drenato e costantemente umido.

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Ha una spiccata resistenza alle avversità climatiche e patogene quindi non necessita di particolari trattamenti. Fruttifica a maggio-giugno gradendo operazioni di potatura nel periodo estivo; in condizioni pedoclimatiche ottimali, la pianta può raggiungere anche i 6 metri di altezza.

CRITICITA’ IN ITALIA: vento.

Sapodilla

Pianta esotica con origine stimata tra la penisola dello Yucatan e le regioni meridionali del Messico, è stata introdotta in tutti i paesi dell’America Centrale, Indie Occidentali e sud della Florida.

Il frutto acerbo presenta alti contenuti di saponina, un lattice appiccicoso usato nell’industria di trasformazione, che a maturazione completa rivela percezioni organolettiche simili a quelle di una pera, ma con un grado Brix che può raggiungere i 19-24°.

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Da millenni i Chicleros locali estraggono e raccolgono dal suo fusto il Chicle, una gomma usata come chewing-gum naturale.

La Sapodilla predilige climi tropicali, con buona esposizione al sole e senza gelate, ma si adatta a quelli aridi o umidi. Può sopravvivere anche a temperature vicine agli 0°C per breve tempo, tuttavia, condizioni che si discostano troppo da quelle ideali ne compromettono la fruttificazione.

CRITICITA’ IN ITALIA: gelate e sbalzi termici.

Macadamia

Pianta esotica originaria dell’Australia, è attualmente coltivata anche nel sud degli Stati Uniti, Guatemala, Sud Africa ed Israele. La coltivazione avviene anche in sud Italia dove si hanno buoni risultati se fatta in serra. Due le specie: Macadamia integrifolia (coltivata nei paesi tropicali) e la Macadamia tetraphilla, più adatta ai nostri climi.

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Questa pianta esotica che poco tollera il freddo, tantomeno le gelate, dà i migliori raccolti al riparo dal vento in climi caldi, umidi e piovosi. Necessita di terreni profondi, a medio impasto, ben drenati, a ph preferibilmente acido. I frutti hanno caratteristiche organolettiche a metà tra la mandorla e la nocciola, ma non si presentano prima dei 6-8 anni di età della pianta.

CRITICITA’ IN ITALIA: freddo e sbalzi termici, vento (a seconda delle varietà), lunghi tempi per entrare in produzione.

Annona

L’Annona è una pianta esotica originaria degli altopiani di Perù ed Equador, nei quali cresce fino a 2.400 m di altitudine. Si coltiva in Stati Uniti (soprattutto California e Florida), America centrale e meridionale, Africa del sud, Australia. Nell’area del Mediterraneo si coltiva in Israele, Grecia, Spagna e Italia (specialmente in Calabria dove ormai è considerato un frutto tipico, e in Sicilia negli areali votati agli agrumi).

Nelle zone tropicali è sempreverde mentre in quelle sub-tropicali e temperate perde le foglie, iniziando il ciclo vegetativo a fine marzo ed arrivando in fioritura a giugno-luglio. L’impollinazione è tendenzialmente entomofila, ma a causa della singolare forma dei fiori che rende difficile l’accesso agli insetti pronubi è talvolta necessario eseguirla manualmente.

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I frutti presentano una buccia verde, polpa bianca con consistenza cremosa dal sapore delicato simile a quello di ananas e banana e pezzatura media di circa 300-400 grammi. La maturazione dei frutti richiede 5-8 mesi. La raccolta dev’essere fatta a viraggio dell’epicarpo, quindi prima della maturazione completa che avverrà nel giro di pochi giorni dallo stacco.

Le condizioni climatiche ideali rispecchiano quelle del limone. L’Annona può resistere a basse temperature, anche sottozero per brevi periodi, ma le gelate frequenti compromettono la buona riuscita della coltura. Anche il caldo eccessivo (sopra i 40°C) le crea stress, quindi in zone soggette a tali condizioni saranno necessarie reti ombreggianti.

CRITICITA’ IN ITALIA: eccessi di temperature, gelate prolungate e frequenti.

Guava

La Guava è una pianta esotica originaria dell’America Centrale, dove viene coltivata dai tempi della civiltà Azteca. Ampiamente diffusa in tutta la fascia tropicale, sta pian piano prendendo piede anche nell’areale del Mediterraneo, dove trova condizioni favorevoli alla crescita, e persino sulle coste liguri.

Arbusto perenne, rustico e resistente, con esigenze climatiche simili al limone, è com’esso sensibile alla lunga esposizione a basse temperature (prossime allo 0°C) che ne causano parziale o totale perdita dell’apparato fogliare. Nella zona di origine fiorisce tutto l’anno, mentre in Italia solo in tarda primavera (giugno-luglio), portando raramente una seconda fioritura settembrina.

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I frutti presentano forma variabile da sferica a piriforme, buccia più o meno rugosa, polpa morbida e carnosa dai colori che virano dal bianco-giallo al rosso ed il gusto può essere dolce o acidulo. Non ha grosse pretese in termini di terreno, irrigazione e concimazione.

CRITICITA’ IN ITALIA: basse temperature e gelate.

Pitaya

Conosciuta anche come Pitahaya, Dragon Fruit, Strawberry Pear e Drachenfrucht, è una pianta originaria del Sud America (Messico-Guatemala) da cui è partita la diffusione in tutte le zone tropicali aride. Negli ultimi anni si coltiva anche nelle isole e nelle regioni meridionali dell’Italia dove il clima è più mite.

La pianta è un cactus con tralci a sezione triangolare (talvolta anche a 4-5 spicchi) che possono arrivare fino a 6 metri di lunghezza. I fiori commestibili si aprono nelle ore notturne; sono così profumati, grossi ed attrattivi che l’impollinazione avviene ad opera di farfalle notturne e piccoli pipistrelli.

Diverse varietà maturano frutti rossi, rosa o gialli con polpa rossa o bianca cosparsa di semi, dalla consistenza morbida ed un gusto dolcemente aromatico.

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Temperature comprese tra i 18°C ed il 25°C sono quelle ottimali per la coltivazione della Pitaya, che mal volentieri tollera la vicinanza agli 0°C o temperature superiori ai 38°C. L’esposizione in pieno sole e l’irrigazione costante durante i mesi caldi ne aumentano la produttività arrivando anche a 4-6 kg per pianta.

La Pitaya allo stato naturale si sviluppa in forma strisciante al terreno; nelle coltivazioni si tende ad allevarla in forma eretta per ottimizzare lo spazio e facilitarne le operazioni colturali, necessitando quindi di strutture di sostegno molto robuste atte a supportarne il grande peso.

CRITICITA’ IN ITALIA: basse temperature e gelate.

Con l’impiego di BioAksxter® i raccolti si distinguono per omogeneità di pezzatura, colorazione dei frutti e riduzione degli scarti. Ottimale la conservabilità grazie all’abbattimento di residui chimici ed inquinanti di varia natura a carico di terreno, pianta e frutto. Elevata la percezione organolettica.

Carambola

La Carambola è una pianta esotica originaria dello Sri Lanka, dell’India e delle Isole Molluche, ora diffusa e coltivata in tutto il Sud-est asiatico, Brasile, Ghana, Guyana e Polinesia Francese. Questa pianta tipicamente tropicale è molto delicata, ma le piantagioni della Sicilia stanno dimostrando buoni risultati di coltivazione anche in pieno campo, a patto di un ottimale riparo dal vento.

Il frutto di colore giallo-arancio ha sezione stellare ed un gusto che ricorda ananas, limone e prugna. Nei paesi tropicali viene consumato tal quale oppure usato per preparare succhi e cocktail, spesso usato acerbo per preparare pietanze tipiche o in insalata.

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In Italia si consuma maggiormente a Natale, grazie alla sua tipica forma, ed in ambito di pasticceria viene usato come guarnizione o canditi.

La Carambola ama i climi caldi e l’esposizione in pieno sole e soffre parecchio siccità e gelate. Vuole un terreno ricco di sostanza organica, umido, ma senza ristagni.

CRITICITA’ IN ITALIA: basse temperature e gelate, esposizione al vento.

Feijoa

La Feijoa è una pianta esotica originaria della zona subtropicale dell’America del Sud, oggi diffusa anche in California, Florida e nell’Italia meridionale (alcuni esemplari si trovano anche in Toscana e Liguria).

Presenta un arbusto cespuglioso sempreverde che nei paesi d’origine raggiunge altezze di 8 metri e fiori ermafroditi la cui impollinazione avviene, nei Paesi d’origine, grazie agli uccelli-mosca. In Italia l’impollinazione avviene per via entomofila ed anemofila. Il risveglio vegetativo si ha in primavera (circa marzo) ed i fiori impiegano un paio di mesi per spuntare.

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L’habitat di coltivazione ideale è quello dell’ulivo, si adatta bene a terreni compatti e sciolti, ma è importante che non vi siano ristagni idrici.

Pianta molto longeva, non ama temperature sotto lo zero per troppo tempo; punte di -7°C ne causano la morte. Necessita di una potatura accurata soprattutto nei primi anni al fine di una forma di allevamento idonea.

Tra le avversità è bene ricordare: botrite, marciumi radicali, maculatura delle foglie, cocciniglia degli agrumi e mosca mediterranea.

L’impiego di BioAksxter®, equilibratore naturale di pianta e terreno, ottimizza lo sviluppo vegetativo, previene e riduce le malattie fungine, batteriche e virali, consentendo una maggior produzione.

Tamarillo

Il Tamarillo, conosciuto anche come Albero del Pomodoro, è originario della fascia tropicale del Sud America. Oggi molto diffuso in tutte le aree a clima sub-tropicale del pianeta, in Europa è stato introdotto dai Francesi all’inizio dell’800. Presente anche in Italia dall’inizio del ’900, sta iniziando ora a rivestire un reale interesse.

Arbusto molto produttivo, a rapida crescita (può raggiungere altezze di oltre 5 metri), è molto fragile e poco longevo.

Nel nostro Paese presenta un’insolita lunga fioritura che da settembre si protrae fino a febbraio. L’impollinazione è di tipo entomofila (anche se la specie è autofertile); una volta avvenuta dà vita a frutti di colore variabile dal giallo al rosso al viola, di forma ovoidale leggermente appuntita all’apice, contenenti un enorme numero di semi (120-150) e dal gusto che ricorda quello del pomodoro.

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Il Tamarillo è una pianta esotica naturalizzata nelle zone sub-tropicali e non ha particolari esigenze pedoclimatiche. Tuttavia ama il clima piovoso e umido, non tollera vento, ammanchi idrici estivi ed estremi di temperature (< 3°C e > 35°C) che potrebbero causare gravi danni.

Per la sua coltivazione si prediligono terreni ricchi di sostanza organica, leggeri, sciolti, freschi e ben drenati onde evitare malattie crittogamiche e marciumi radicali. La potatura è importante ed ha lo scopo di contenere l’eccessiva vigoria della pianta, concentrando il nutrimento nei frutti e facilitando le operazioni colturali. Quando la piantagione è in piena produzione può arrivare a 200 qli/ha. La raccolta è a scalare da ottobre a maggio. I frutti si possono consumare freschi o utilizzare per produrre succhi e salse.

CRITICITA’ IN ITALIA: estremi di temperature, gelate, esposizione al vento.

Superfici coltivate con piante esotiche in Italia

Come si può notare, gli areali italiani più vocati alla coltura di piante esotiche sono principalmente quelle del sud e delle isole dove il clima è più mite e favorevole ma, come emerge, alcune colture si estendono fino al centro Italia arrivando ad interessare Lazio e Sardegna.

Non bisogna dimenticare che, essendo piante esotiche originarie di altre latitudini, i repentini sbalzi termici e le gelate invernali ne arrischiano spesso la fruttuosa riuscita.

L’ultima stima fatta da Coldiretti, datata 2018 mostra la rapida espansione delle coltivazioni di frutta tropicale in Italia che complessivamente hanno superato i 500 ettari: un incremento pari a 60 volte nell’arco degli ultimi cinque anni.

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