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Sharka delle drupacee: risoluzione della patologia

Sharka delle drupacee: risoluzione della patologia

22 marzo 2017 - BioAksxter®

Sharka virus o vaiolatura delle drupacee

La Sharka delle drupacee, detta anche "vaiolatura delle drupacee", una malattia attribuita al Plum Pox Virus (PPV), è largamente diffusa in tutte le maggiori aree frutticole europee. Il virus della sharka è l’agente virale più dannoso e pericoloso per le coltivazioni di drupacee. La Sharka risulta estremamente dannosa su pesco, ma colpisce anche l’albicocco, il susino, il ciliegio, i portinnesti comunemente utilizzati per le drupacee, e altre specie di drupacee ornamentali e spontanee. Nonostante l’obbligatorietà dell’estirpo delle piante colpite, la diffusione del patogeno non è diminuita e nell’ambito produttivo la convinzione è di dover “convivere con la malattia” accettando la forte riduzione di produzione che ne deriva.

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Origini e distribuzione geografica della Sharka

Le prime segnalazioni della malattia si sono avute in Bulgaria intorno al 1917 su piante e frutti di susino dove la Sharka delle drupacee già era diffusa da molti anni e dove ha prodotto danni ingenti. Infatti, il nome Sharka è di origine bulgara e vuol dire “vaiolo”, per questo la malattia è detta anche Vaiolatura delle drupacee.

Il Plum Pox Virus si è propagato dalla Bulgaria in Europa, nel Bacino del Mediterraneo, in America, Canada, India, ecc. In Italia la malattia della Sharka delle drupacee è arrivata all’inizio degli anni 70’ ed il primo focolaio è stato registrato nella Val Venosta in Trentino Alto Adige all’interno di un frutteto coltivato ad albicocche.

Sintomi della Sharka delle drupacee

I sintomi della Sharka compaiono sui fiori, sulle foglie ed anche sui frutti. Su pesche e nettarine i sintomi sono molteplici; in generale comportano la riduzione dell’attività vegeto-produttiva ed una minor longevità della coltura.

  • Nelle piante colpite, già in fioritura si notano le tipiche rotture di colore su entrambi i lati dei petali fiorali, striature di colore più scuro che si sviluppano lungo le nervature.

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  • Sulle foglie i sintomi della Sharka si evidenziano attraverso la comparsa di aree clorotiche.

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  • Nel frutto la patologia si manifesta attraverso lo sviluppo di chiazze circolari di colorazione più chiara diffuse su tutta la superficie, dove spesso, soprattutto sulle nettarine, si possono verificare delle deformazioni a carattere gibboso. Non è infrequente il difetto, noto come frutto scatolato (la pesca risuona come una scatola vuota). Inoltre, è facile una forte cascola e durante le ultime fasi della maturazione il frutto perde completamente consistenza, diventando molle e in breve tempo non più commerciabile.

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I frutteti colpiti da Sharka difficilmente superano i 10-12 anni di età, a differenza di quelli sani che possono superare i 20 anni. In termini economici la presenza endemica di Sharka si traduce in una riduzione degli introiti del 50% ed oltre.

Cause della diffusione della Sharka

Come molte altre patologie anche la Sharka delle drupacee è frutto di complessi squilibri ecobiologici e quindi non può essere affrontata semplicemente con l’estirpo o con mezzi che agiscono minando ulteriormente l’equilibrio vitale, ma attraverso avanzate tecnologie che siano in grado di ricostituirlo. BioAksxter®, con la sua tecnologia innovativa, è dunque l’unica risposta al declino dell’agricoltura perché, affrontando efficacemente le crescenti e gravi patologie, previene il fenomeno degli ammanchi produttivi a tutto vantaggio della redditività dell’agricoltore.

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Protocollo tecnico volto alla risoluzione della Sharka del pesco

La AXS M31 ha eseguito un protocollo triennale volto alla risoluzione della Sharka del pesco nell’area della provincia di Verona. Il ricercatore Alessandro Mendini ha isolato il batterio patogeno, sano portatore della Sharka e veicolare del virus PPV e, successivamente, ha lavorato sulla capacità di rigenerazione del vegetale e sull’equilibrio batteriologico del terreno.

Per risolvere la patologia della Sharka bisogna far sì che questo batterio sia in grado di non farsi contaminare dal virus. Ciò è possibile intervenendo con prodotti nanostrutturati a formulazione magnetica, quali BioAksxter®, in grado di rendere autoimmune il batterio e bloccare la diffusione del virus.

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Ciò è stato dimostrato in campo intervenendo su piante pilota gravemente ammalate da Sharka e trattando, inoltre, un giovane impianto varietà Big Bang® al 1° anno, posto in un contesto di elevata presenza del patogeno (oltre l’80%), dove non si sono verificati fenomeni di contagio. Oggetto di ricerca sono state anche colture di nettarine a polpa bianca varietà Jade® e nettarine polpa gialla Big Top® gravemente affette da Sharka dove si è ristabilita e migliorata la produttività.

Risultati ottenuti sulle piante colpite da Sharka virus

  • PRODUTTIVITA’
    In particolare, nelle nettarine a polpa bianca varietà Jade® (età 7 anni, densità d’impianto 653 piante per ettaro, colpite da Sharka all’80%) il raffronto fra trattato e non trattato ha messo in evidenza i 55,76 kg per pianta, per un totale di 364 q.li ad ettaro, contro i 43,52 kg per pianta su un totale di 284 q.li ad ettaro, rivelando un aumento della produttività pari al 27,21%.

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  • PEZZATURA
    Inoltre, il calibro ha evidenziato il 10,43% di AAA nel trattato contro il solo 0,20% del non trattato ed il 43,07% di AA contro il 38%, mentre i calibri A-B-C sono stati contenuti nel 46,50% contro il 61,80 % del non trattato.

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  • CONSERVABILITA’
    Anche il test di conservabilità effettuato in laboratorio due giorni dopo la raccolta, mettendo a confronto gruppi di nettarine trattate e non trattate poste a temperature ambiente e in atmosfera ordinaria, ha fatto rilevare notevoli differenze.

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    Dopo 10 giorni le nettarine trattate con BioAksxter® sono perfettamente sane mentre quelle non trattate presentano due frutti deteriorati;

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    dopo 15 giorni le sane trattate risultano 4 su 5 contro le 2 su 5 delle non trattate;