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Terreno agricolo: come aumentare la sostanza organica

Terreno agricolo: come aumentare la sostanza organica

19 luglio 2023 - Silvana Zambanini

Il contenuto di sostanza organica (S.O.) è un importante indicatore della qualità del terreno agricolo in quanto correla numerosi aspetti della produttività, ma anche della sostenibilità degli agroecosistemi e della conservazione ambientale. In sostanza è quanto citano gli scritti degli esperti del ‘900 relativamente alla fertilità del suolo.

Eppure, mi chiedo quanti agricoltori in una ipotetica intervista saprebbero spiegare quanto è sostenibile la propria azienda agricola. Io credo che il concetto di sostenibilità sia associato dai più ad un mucchio di enunciazioni inutili, da pochi al rispetto dell’ambiente. È l’ambito economico quello che soprattutto spinge a passare al biologico, anche se l’agricoltore sa che l’uso del suolo determina la perdita di sostanza organica e che il suolo senza fertilità è sterile e non garantisce più le condizioni per lo sviluppo delle specie vegetali. Per la stessa ragione c’è poca attenzione verso le indicazioni di carattere ecologico ed agronomico relativo al sistema produttivo agricolo, ragione per cui è bene sottolineare alcuni concetti utili.

Come aumentare la fertilità del terreno?

La funzionalità del suolo in ambito agricolo è sempre associata alla percentuale di sostanza organica, tanto che gli agricoltori si chiedono spesso come aumentarla. E qui si entra nella jungla delle concimazioni, a partire dal letame, fino alla somministrazione di svariati composti chimici più o meno utili allo sviluppo delle piante e fino agli acidi umici e fulvici sperando di reintegrare la naturale degradazione della materia organica. Purtroppo, i processi che interessano il suolo agricolo sono legati a mille variabili e il rischio è quello di spendere per pasticciare.

Occorre tenere ben presente che, in base agli studi del centro di ricerca AXS M31:

  1. La fertilità del suolo è determinata dalla sua qualità e non semplicemente dalla percentuale di sostanza organica.
  2. Le proprietà magnetiche determinano le proprietà fisiche, chimiche e biologiche e dunque la qualità del suolo. Entrando nella catena alimentare animale ed umana attraverso le piante, incidono sulla qualità del processo produttivo degli alimenti.
  3. La rotazione delle colture consente un aiuto efficace nell’utilizzazione della sostanza organica da parte dei microrganismi, ma i processi biochimici regolati dall’attività della biomassa microbica dipendono dalla capacità di “carico-scarico” dell’energia del terreno ossia dalla proprietà magnetica del suolo.
  4. La produzione di sostanza organica nel terreno è regolata principalmente da un continuo processo di trasformazione da inorganico a organico, ossia dalla formazione di microrganismi vergini.

Le piante non conoscono le formule matematiche, né gli isotopi stabili del carbonio, eppure crescono bene o non crescono bene.

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La perdita di sostanza organica del suolo

La media nazionale del contenuto di sostanza organica dei suoli agrari italiani è dichiarata intorno al 1,5%.
A chi si chiede come la carenza di una minuscola parte possa influenzare la struttura del suolo, influire sugli equilibri delle coltivazioni e sulla qualità delle rese produttive (sebbene non sempre esista una correlazione diretta tra contenuto di sostanza organica e produttività) rivolgiamo una domanda: da quanti anni si coltiva sugli stessi terreni? 

Non a caso si dice il terreno è stanco. Il passo seguente sarà il terreno è improduttivo. Infine, il terreno è sterile. Si tratta di un processo di degrado, accelerato dall’inquinamento globale, che in definitiva grava sulle produzioni agricole e sull’ambiente. Infatti, occorre considerare che la perdita di sostanza organica dal suolo si traduce in aumento della CO2 atmosferica e che il suolo assorbe ed emette gas ad effetto serra (CO2, N2O, CH4, ecc.) così favorendo il riscaldamento globale ed instaurando un circolo vizioso che mette fuori controllo il cambiamento climatico.

Come sempre si parla tanto, ma non si fa nulla di concreto, nonostante la gravità della situazione. Tavole rotonde, workshop, webinar sugli obiettivi di sviluppo sostenibile; inaccettabile la solita litania sui metodi di coltivazione; qualche inevitabile affondo sull’aspetto economico relativamente ai costi pro capite connessi alla diminuzione della sostanza organica: questo è ciò che si fa o, meglio, non si fa, perché il sistema (sia esso politico, economico, scientifico o altro) in mano non ha nulla di concreto se non la puzza pro-capite derivante dal recupero della sostanza organica.

Gestione della sostanza organica

Tra pedologi, microbiologi, climatologi, agronomi ed esperti di sistemi di ripristino ambientale, l’agricoltura è divenuta un rebus. Soprattutto dal punto di vista operativo è sempre più difficile per l’agricoltore coltivare, ma anche ottenere prodotti agricoli in grado di soddisfare il consumatore.

Nella gestione del suolo, la ricchezza della sostanza organica rappresenta un punto fondamentale della sostenibilità in quanto dinamico e sensibile. Un evento atmosferico estremo oppure una variazione delle pratiche colturali, può influire sugli equilibri del suolo, sulla qualità della sostanza organica e sul contenuto di carbonio organico disponibile per la biomassa microbica del suolo. Citiamo ad esempio l’operazione di letamazione mediante l’apporto di puro liquame, purtroppo spesso sollecitata dagli stessi agronomi.

Lo stesso dicasi per l’inoculo di microorganismi con l’intento di favorire la fertilità biologica del suolo che invece può rivelarsi molto pericoloso. Nel tempo, dopo un apparente miglioramento, si rivela infatti un’ulteriore fonte di squilibrio perché non si tratta di un processo naturale, bensì di un processo forzato che poi diviene incontrollabile.
Le condizioni per l’innesco della vita in Natura avvengono con il passaggio dall’inorganico all’organico. Per questo abbiamo definito “vergini” i microrganismi che appunto nascono da questa trasformazione, gli unici capaci di creare e mantenere gli equilibri. Invece, tutto quello che avviene a valle (microrganismi da colture di laboratorio, sia di sintesi che di origine naturale) è fonte di inoculo di patogeni e di alterazione degli equilibri necessari per la biodiversità e per la produttività del suolo.

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Come prevenire la perdita di fertilità del terreno: soluzioni

La nutrizione e la respirazione delle popolazioni microbiche del terreno sono influenzate dal tipo di trattamento applicato o dalla tipologia di pratica agricola utilizzata. Ne è dimostrazione la “suola di lavorazione” ossia quel fenomeno di compattazione del terreno, ben conosciuto dagli agricoltori, dovuto alla compressione delle macchine agricole; una barriera al movimento dell’acqua, dell’aria e allo sviluppo delle radici, inasprita dallo strato di idrocarburi immobilizzati nel suolo, provenienti da fonti dirette di inquinamento agricolo (sostanze chimiche utilizzate, uso di fanghi degli impianti di depurazione, pompe collocate all’interno di pozzi, microplastiche, carburanti per la movimentazione, ecc.) ed inquinamento atmosferico portato al suolo dalle piogge.

Valutando la fertilità magnetica del suolo e quindi la reazione di carico e scarico dell’energia, è basilare considerare come l’aumento della radioattività indotta alteri l’oscillazione del campo magnetico necessario alla vita microrganica.
Rientrando nella storia della scienza, lo hanno evidenziato le analisi magnetiche subnucleari biomolecolari del ricercatore A. Mendini. E di risposta a come prevenire la perdita di fertilità del terreno, ma anche a come ricostituirla, ecco le formulazioni BioAksxter® con il loro programma a flussi magnetici che agisce su tutti i processi vitali rigenerando e ripristinando in un tempo relativamente breve i suoli degradati ed improduttivi, e perfino i suoli sterili.

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